Presentazione opuscolo
della Sagra 2004

I parroci di Carpenedo
nell'ottocento e nel novecento

L'Italia ha la prerogativa di avere una infinità di piccoli comuni, alcuni dei quali sono davvero minuscoli, mentre Carpenedo, pur essendo sempre stata una entità ben distinta da Mestre, soprattutto nel passato, non ha mai avuto un comune, se non per un tempo brevissimo ed insignificante durante l'occupazione dei francesi ai tempi di Napoleone Bonaparte.

Il fatto quindi di non avere mai avuto un'autorità comunale, sia per motivi di ordine religioso ed anche civile, ebbe sempre nel parroco il suo vero ed unico referente.

Il fatto poi che il Parroco della Pieve di Carpenedo rappresentasse il vescovo di Treviso nella gestione dei 300 campi (sappiamo che questo vasto territorio era feudo del Vescovo di Treviso alla cui diocesi Carpenedo fece parte fino al 1927, tempo in cui fu incorporato dal Patriarcato di Venezia) fece sì che anche per questo titolo il Parroco dei SS. Gervasio e Protasio abbia rappresentato maggior autorità da tutti riconosciuta come tale, nel nostro paese. Se noi diamo una scorsa alle figure dei dieci parroci che guidarono la nostra Parrocchia nell'ottocento e nel novecento possiamo constatare che, tutto sommato, furono dei sacerdoti validi sia dal punto di vista pastorale che umano e sociale, in una parola furono dei bravi preti di cui la Parrocchia potè andare sempre fiera. Le tracce infatti che ritroviamo nei documenti storici presentano delle figure di preti zelanti, intraprendenti, generosi, tutti impegnati non solo per il bene delle anime ma anche preoccupati del benessere e della crescita civile della comunità. Pensiamo perciò che il presentare un breve profilo della vita e delle opere di questi sacerdoti possa diventare non solamente un contributo per una maggior conoscenza del nostro Paese, e delle radici culturali della nostra Comunità, ma anche ci possa far scoprire che la nostra anima cristiana e il nostro stile di vita di cittadini è anche la risultante dell'impegno educativo di questa serie di parroci di cui possiamo andar fieri per la nobiltà e l'impegno serio verso la comunità che aveva il suo apice e la sua anima nella Parrocchia.

La trattazione di questo aspetto della vita del nostro territorio meriterebbe uno studio certamente più approfondito e serio di quanto non ci possiamo permettere nello spazio angusto di questo opuscolo, edito in occasione della dodicesima edizione della sagra, in cui l'antica comunità si ritrova per rinvigorire nella festa vincoli umani, culturali e di tradizione comune.

Ci auguriamo che questa breve ricerca invogli la nostra comunità ad approfondire l'argomento e che qualche studioso voglia dargli più ampia e sistematica trattazione o, perlomeno, che il nostro servizio offra materiale per le ricerche scolastiche degli alunni del territorio e possa rispondere alla legittima curiosità dei nostri concittadini.

Don Armando Trevisiol - Roberto Pizziol - Gianni Finco
Giugno 2004

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