Prefazione del libro
"I fioretti del 2000"
volume terzo

Carissimi amici e concittadini, vi confesso che sto arrossendo nell'accingermi a presentare questo terzo quaderno di Lettera Aperta dal titolo sostanzialmente francescano "I Fioretti del 2000", mi vergogno un po' perchè sono raccontini e riflessioni tanto semplici, ingenue e disadorne. Fossi stato capace di presentare queste "istantanee" col candore e la poesia di Francesco, con la sua semplicità intellettuale e genuinità umana, allora anche le cose più modeste avrebbero l'incanto dell'arte e desterebbero meraviglia e stupore, invece la mia penna è ormai stanca ed incapace di offrire l'ebbrezza della scoperta e il lindore del semplice e del pulito.

Mi pare d'essere quasi goffo nell'offrire questi brevi squarci di cielo azzurro, o di natura incontaminata, di umanità bella e pulita, di gesti nobili e caldi di amicizia e di fraternità. Un fiore nella mano di un bimbo o di una giovane donna brilla come diamante, nella mano di un vecchio appare meno bello e poco interessante!

Eppure sento dentro di me un istinto, una grazia ed una forte tensione interiore a cercare il bello anche tra tanto marciume, e il buono anche tra tanta cattiveria e sento ancora il bisogno di dire a chi mi sta accanto: "Guarda questo è un segno di bontà, un germoglio di speranza, una bella testimonianza di bene".

Perdonatemi se non so fare bene questo mestiere nobile ed alto di indicare la bontà, la bellezza e la generosità che sono presenti nel nostro mondo, anche se fioriscono questi semi ai margini della strada della vita.

Finchè non verrà fuori una penna più felice, continuerò a mettere pezzo su pezzo come il montanaro fa con la legna da bruciare durante i lunghi giorni d'inverno.

Auguro a voi che questi fioretti siano almeno un pretesto per ravvivare la speranza per un mondo nuovo, una spinta per rafforzare l'ostinazione a non rassegnarsi alla banalità di un quotidiano senza poesia e senza bene.

don Armando Trevisiol