I parroci di Carpenedo

Don Giovanni Maria Monico 1831-1851
(Fratello di S. Em. il Cardinale Patriarca Jacopo Monico)

Don Giovanni Maria Monico

Nato a Riese il 20 aprile 1787, ordinato sacerdote nel seminario di Treviso, per sette anni fu parroco a Nogarè dì Piave, ispettore delle scuole del distretto di Montebelluna e pro vicario di quella congregazione. Nel dì 25 settembre 1831 divenne Arciprete di Carpenedo, introdusse l'uso di benedire solennemente gli animali e destinò a tale rito il giorno dei SS. Patroni, provvide a rendere ricca di suppellettili e arredi sacri la Chiesa. Nel 1837 fu installato un nuovo organo. Nel 1841 provvide al restauro del campanile. Nel 1836 riordinò l'archivio parrocchiale in quanto molte carte erano sciolte con il rischio di essere disperse, fece rilegare quindi tutti i registri fornendoli di indici alfabetici. Il libro più antico delle nascite risaliva al 1565, il libro dei morti cominciava col 1615, quello dei malrimoni partiva dal 1566. In epoche precedenti si erano smarriti tre libri dei morti ed uno dei matrimoni.

Fu Parroco a Carpenedo sino al 5 febbraio 1851 anno in cui, compromesso dinnanzi all'Austria, per il suo fervido patriottismo durante i moti del 1848, malgrado il fratello Patriarca di Venezia non avesse risparmiato il suo intervento, egli venne trasferito a Salvarosa, poco distante da Castelfranco Veneto, dove morì pochi anni dopo il 27 gennaio 1855. Uomo sensibile alle istanze dei propri parrocchiani, tanto fece e si impegnò che prese avvio l'idea della costruzione di una nuova chiesa, capace di contenere i numerosi "villici" della parrocchia, più ampia della precedente; un'impresa ardua per ogni tempo, ma più difficile ancora 140 anni fa quando gli anni erano "cattivi" come scrive in maniera un po' aulica don Monico. Né all'architetto Nob. Cav. Antonio Diedo né all'arciprete don Giammaria Monico toccò in sorte di edificare il nuovo tempio perché la nostra chiesa fu progettata dal Meduna e fu eretta durante il parrocato di don Brazzalotto, comunque anche la circolare 57 con cui si indisse l'adunanza alle ore 10 del 25 ottobre 1846 ebbe il suo ruolo nel darci la chiesa che anche oggi accoglie la nostra comunità "ad adorar il dator di ogni bene". Riuscì nel 1834 assieme al nobile Pier Luigi Grimani e Giovanni Dal Fabbro come rappresentanti dei proprietari terrieri, di Antonio Scaramuzza detto Gervase e di Francesco Prevato detto Ciacerà come rappresentanti dei salariati agricoli, in qualità di commìssari, ad avviare le pratiche per il reintegro ed il possesso dei beni dei colmellisti di Carpenedo che erano in gestione del pio Hospitale di Mestre, costituendo nel 1840 la "Società proprietaria delli campi 300 boschivi, arativi e prativi, nel colmello di Carpenedo" tuttora esistente.

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