"Il gran rifiuto"

Nel 2005 era stata data la disponibilità della nostra chiesa per la messa mattutina domenicale trasmessa in diretta dalla RAI. L'accordo è poi sfumato improvvisamente suscitando molto clamore.

Il rifiuto di don Armando di concedere per 24 ore la chiesa alle telecamere RAI rinunciando a numerose messe sembra infatti aver colpito i giornali. Oltre ai quotidiani locali "Il Gazzettino" e "La Nuova Venezia", ha parlato del caso il quotidiano nazionale "La stampa" con un articolo del 25 agosto 2005 che proponiamo di seguito.

La Stampa - 25 agosto 2005

Il personaggio

di GIANLUCA NICOLETTI

MESTRE
Cinque messe e un matrimonio sono molto più importanti di una diretta Rai. Un formidabile schiaffo al don-mazzismo arriva da un vecchio parroco a pochi giorni dalla pensione. Per lui possono andare a farsi friggere tutti i telesalottieri in clergyman: non è di quei preti che lambiscono golosi il frutto proibito della propria immagine, gloriosamente teletrasmessa. Don Armando Trevisiol, parroco di Carpenedo in quel di Mestre, ha fatto con orgoglio il suo «gran rifiuto», a 76 anni può ben permetterselo. Con un gesto, assolutamente contro corrente, ha rinunciato alla ripresa della sua liturgia domenicale per la gloria di Raiuno. I potenti mezzi della tv pubblica pretendevano l'interruzione di ogni altra attività per un giorno e mezzo, il tempo necessario per trasformare la sua bella chiesa neogotica in uno sfavillante set televisivo. Lui, invece, ha preferito essere libero di celebrare tranquillamente tutte quante le messe previste, a esclusivo beneficio dei suoi parrocchiani.

Certo, i sessanta cantori del coro parrocchiale ci saranno rimasti un po' male, stavano facendo da giorni le prove per il gran debutto televisivo. Una stilista del centro anziani aveva già scelto un tocco di grazia per uniformare il gruppo; foulard azzurrino per le signore e fazzoletto nel taschino, in tinta, per gli uomini. I cento chierichetti erano già sul piede di guerra in candida tunica, avrebbero ardito una mistica coreografia per la processione offertoriale. La chiesa sarebbe stata gremita da sei-settecento persone nella parte dei fedeli, ma non se ne farà nulla.

«Pensiamo che il bene delle anime debba essere anteposto a qualsiasi altra considerazione - scrive don Trevisiol in un editoriale su "Lettera aperta" il bollettino parrocchiale che distribuisce in tremila copie - chiedo scusa per aver alimentato tante attese e provocato tanta delusione». Alla base di tutto l'equivoco una fonte non attendibile. Un ex dipendente Rai aveva assicurato a don Armando che per fare la ripresa sarebbero state necessarie al massimo un paio di camere «a spalla»; evidentemente era rimasto indietro con i suoi ricordi di pensionato. Oggi la macchina di ripresa della messa televisiva è formidabile. Serve un parco luci imponente, telecamere e microfoni in quantità, un pullman regia per i collegamenti. Poi il regista e gli aiuti, le truccatrici, i commentatori, l'unità di montaggio per i contributi. Insomma la chiesa viene requisita dal sabato fino alla domenica pomeriggio e quindi per tutto quel tempo le attività ordinarie sono sospese, salvo l' unica messa che va in televisione. «Non era più assolutamente possibile - confida al telefono don Armando - pensavamo che fosse una cosa molto semplice, ma per i lavori della diretta, avremmo dovuto saltare almeno cinque messe tra sabato e domenica. Poi la data stabilita era slittata di una settimana, si sarebbero sovrapposti anche alla celebrazione di un matrimonio, non potevamo certo mettere in difficoltà gli sposi».

La società dello spettacolo può anche trasformare una cerimonia religiosa in un'occasione promozionale, ma questo baratto non ha interessato don Trevisiol. «Mi hanno detto che ci avrebbero visto 1 milione 800 mila persone, poi durante queste messe fanno passare immagini girate in precedenza sulle attività della parrocchia, sarebbe stata una bella testimonianza della nostra comunità, ma mi sarebbe dispiaciuto, in cambio di questo, mettere a disagio tanta gente».

Può dirlo forte che sono tanti: a novembre scorso la parrocchia ha fatto un rilevamento sulla partecipazione attiva alle attività religiose. Su 5400 abitanti il 41 per cento pratica assiduamente. Sarà anche avanti negli anni, ma don Trevisiol non manca certo di fantasia e spirito organizzativo. Grazie a lui sono nati centri anziani modello per 2500 ospiti. Tra le attività che ha inventato una «bottega solidale» raccoglie da cittadini e aziende alimentari cibo che altrimenti andrebbe sprecato. I «magazzini di S.Giuseppe» offrono a chi ha bisogno vecchi mobili ancora in buono stato. I «magazzini di S. Martino» invece raccolgono, sempre con lo stesso scopo, gli abiti usati. Tutto in luoghi il più possibile sorridenti, è evidente lo sforzo per diluire ogni mestizia in chi è costretto, per le avversità della vita, a frequentarli. La rinuncia di don Trevisiol non aggiungerà certo un problema di coscienza agli altri sacerdoti in lista per il telepassaggio liturgico, anche perché a celebrare quella messa non sono quasi mai i parroci, ma bensì i vescovi. Probabilmente si reputano essere più adeguati alla solennità dell'evento televisivo. Don Trevisiol a ottobre passerà le consegne al suo successore. E' in uscita, ma ha preferito, a cuor leggero, di non rappresentare nel più gran teatro quello che normalmente fa ogni giorno. Forse non è poi vero che le regole dello show valgano per tutti più di quelle della vita.

Fonte: La Stampa