Progetto per un programma
pastorale parrocchiale

Erano assidui Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. (At 2,42-28) In qualità di presbitero "al servizio di questa comunità" [1], interpellato sul programma[2], con queste note esercito il carisma della sintesi e del discernimento[3] per il futuro.  

Il centro della proposta pastorale

Fondamento, inizio e fine dell'attività pastorale è l'incontro con Gesù, morto e risorto. Figlio dell'Uomo e di Dio, servo e cibo di salvezza, ubbidiente al Padre ha generato[4] la Chiesa[5] (santa e peccatrice), risorto ci ha redenti[6]. La salvezza è incontrarLo[7] e restare con lui[8]. Credere è edificare la vita nel Suo Amore e nella sua volontà. Questo ci è detto perché abbiamo la gioia[9]. Ogni fondamento diverso, un'idea, un progetto, un'ideale, un contenuto o una teologia, portano lontano[10] e diventare motivo del rimprovero: "dietro a me, satana".[11]  

In che modo incontrare e restare

Vi sono tre strade, tre pani per incontrare Cristo, nutrirci e stare con Lui. La Scrittura divina, l'Eucaristia e la Carità, corrispondenti rispettivamente ai misteri di - Epifania-Natale, - Pasqua - Pentecoste.  
  1. Cristo è Parola e cioè Epifania del volto di Dio[12]. Lo Spirito ha seminato ovunque semi di Verità ma solo in Cristo Dio si dona del tutto.
Prima manifestazione della Parola è la Scrittura Divina che dovremo amare e custodire perché l'ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo. Vi è allo stesso modo la manifestazione nella Chiesa, nella natura[13], nella storia e gli eventi quotidiani, come pure nell'incontro con i fratelli[14] - e in modo privilegiato più poveri e "piccoli". Questi incontri, uniti ci portano a Cristo e ci rendono persone libere, autentiche e unite[15].  
  1. A Pasqua Cristo è pane d'Eucaristia. In questo mistero Dio si dona all'uomo perché, facendo comunione con Lui, impariamo a donarci ai fratelli per la loro salvezza[16]. Diventiamo così fratelli in Cristo e, per opera dello Spirito, comunità di redenti[17].
  2. A Pentecoste Cristo effuso il suo Spirito fonte di Carità. perché "non restassimo soli" ma fossimo in fraternità completa. Noi diventiamo così un'offerta gradita a Dio: ovvero, come in un'eucaristia quotidiana doniamo corpo e sangue[18].
  A noi è dato di vivere un tempo - tra la Resurrezione e la parusia - nel quale coltivare i germi della salvezza pasquale[19] pur mescolati alla zizzania[20]. Lo Spirito ci tiene uniti a Cristo e ci insegna a guardare alla storia, alle persone che incontriamo - non solo a quelle che "scegliamo" - alle situazioni con speranza e con gli occhi di Dio[21].   Questi tre pani esprimono anche un discernimento talora inequivocabile nel dire chi è o meno di Cristo. Di fronte a questo dono c'è gratitudine e lode che informa la vita intera.  

Tentazioni da evitare

La comunità intorno al Risorto

  La comunità intorno al Risorto Chi incontra l'amore di Dio accoglie l'invito ad amare l'altro, fosse anche nemico[22]. Nasce così la relazione di comunità, di Ecclesìa.   Si cammina da fratelli solo col Vescovo, la diocesi e la comunità. I legami sono dono di Dio: stiamo insieme per ubbidienza a Lui, avendo come fondamento l'amore di Cristo[23].   Ogni persona e gruppo è parte della comunità nella misura in cui ha relazioni "stabili" coi fratelli e si uniforma a Cristo, vive le tappe della propria vita con la parrocchia e collabora al bene comune. I rapporti nella comunità "si misurano" dunque in Gesù Cristo[24] ed esigono un "decentramento" in Lui[25].   Vi sono molti doni nel corpo della Chiesa: i carismi, che pur nella categoria della provvisorietà, sono orientati alla profezia futura, e i ministeri stabili, che assicurano la continuità col passato[26]. Ogni battezzato ha il dovere di essere sacerdote, re (guida) e profeta, come Cristo.   La vita di questo corpo si edifica con l'eucaristia domenicale (ne va ricuperato il significato profondo), la riconciliazione sacramentale, la preghiera, il servizio e l'unione fraterna.  

alcune tentazioni da evitare

Nella fede, spostando di poco il centro di vita talora si ottiene un esito diabolico. È necessario evitare alcune tentazioni:  

Fratelli e testimoni

Non siamo nati fratelli: lo diventeremo senza pretese di essere mai perfetti: non lo erano i cristiani degli Atti[29]. Ecco alcuni elementi che desideriamo tener presenti:   Come testimoni desideriamo una fede - che non si nasconde[33] - che non si fa presente per competere col mondo - che non si lamenta per ciò che ancora manca - che non opera crociate Una fede nel Risorto che sa proporsi con gioia rispettando la libertà altrui.

Alcune attenzioni urgenti

Intorno vediamo l'isolamento, la sfiducia, l'incapacità di appassionarsi, la rabbia e la sofferenza delle persone. Noi ci sforziamo di  

Attività pastorali: la formazione

Primo compito è ascoltare Cristo[34]. I laici vivono nel saeculum, negli impegni e nelle ordinarie condizioni della vita: per realizzare la propria vocazione ognuno ascolti Cristo, ordinando il mondo secondo Dio[35].  
  1. Primo percorso di formazione è, per scelta antica e rinnovata della Chiesa, l'Anno Liturgico. Attraverso la contemplazione dei misteri, le letture e celebrazioni, rinnova per noi l'unico mistero di salvezza (Dio che ama l'uomo) e lo sviluppa nel tempo.
si alternano la celebrazione dei Misteri di Cristo, la vita vi dei Santi, la celebrazione dei sacramenti, la proclamazione della Parola, la comunione all'unica Eucaristia, l'esercizio della Carità. È il prima, più completa, più antica e feconda formazione.
  1. In secondo luogo la formazione, che è adesione al Cristo, è anche Lectio della Scrittura Divina e Scrutano della fede (Credo). In tal senso la formazione passa attraverso un percorso di Mistagogia.
Per gli adulti questa formazione si configura come lectio della Bibbia e riflessione sul Credo. A questi due appuntamenti tutta la comunità è invitata proprio per il loro valore costitutivo. La parrocchia è ricca di altre iniziative di formazione ed accompagnamento. Ciascuna esprime un proprio carisma che è ricchezza fino a quando c'è l'obiettivo di incontrare Cristo e servirlo nel fratello. Chi ha la pretesa di essere un'esperienza totalizzante, non inclusiva ma quasi dotata di vita autonoma rispetto alla comunità non compie un cammino fecondo.
  1. la catechesi dell'iniziazione. Manterremo il programma attuale che ha il pregio di stabilire un rapporto più fecondo con le famiglie. È necessario tuttavia cercare più uniformità almeno col vicariato. Qualora poi la diocesi indicasse una catechesi comune ci adegueremo. La formazione più preziosa viene però dalla testimonianza viva dell'amore di Dio, trasmesso gratuitamente di genitori ed educatori. Questo può essere realizzato in tutti i metodi.
  2. la 2ª, 3ª media e 1ª superiore. Formano un primo cammino mistagogico.
  3. dalla 2ª superiore in su c'è un secondo percorso mistagogico che comprende anche le tappe della regola spirituale e della professione di fede per chi ha svolto un cammino adeguato di formazione. Seguirà per i giovani un cammino di progressivo sviluppo della Scrittura divina. Per i prossimi 3 anni la parrocchia pone l'accento della propria attenzione su questi due ultimi punti.
  4. gli scout: in altre realtà un gruppo che si propone come passo ulteriore rispetto alla formazione ordinaria. Qui un gruppo per certi versi sta sulla soglia della fede e avvicina ragazzi che forse la parrocchia farebbe fatica ad avvicinarelmantenre legati per vie ordinarie. La comunità sa di trovare nel suo gruppo scout un vero polmone per il cammino di fede di tutti (non solo dei ragazzi ma anche delle loro famiglie) e, grata, esorta i capi a mantenere anche in futuro una comunione con questa comunità nella quale il gruppo trova le radici.
  5. I gruppi sposi sono particolarmente preziosi. È auspicabile che possano aumentare. Non sarebbe male una coinvolgere anche i figli più grandi in questo cammino.
  6. Con un profilo particolare, più strettamente legato al ministero sponsale, ci sono i gruppi di accompagnamento dei fidanzati. Con delicatezza è necessario trovare una strada festosa ed appassionante per coinvolgere nella celebrazione dell'amore di Dio (eucaristia) chi sta per fare della propria vita un'offerta all'altro.
  7. Il Ritrovo è una realtà dal passato prezioso che merita nuova attenzione. La persona anziana, non produttiva, rischia un posto marginale. La comunità è sana se tutti sanno sostenere i propri anziani e se essi diventano centro di cure e attenzione. Questo gruppo, oltre a proporre iniziative caritative, svolge da tempo un'azione formativa con l'incontro di commento al vangelo.
  8. Particolare attenzione meritano gli amici del patronato che stanno svolgendo un lavoro tanto prezioso dal punto di vista evangelico quanto fecondo nel rendere quotidiana l'eucaristia domenicale: essi, manifestano il volto di una comunità accogliente e festosa in modo particolare verso i piccoli.
  9. La parrocchia sostiene con passione il gruppo chierichetti, dinamico e numeroso, unico a legare i ragazzi all'eucaristia anche nel tempo estivo; la Corale Carpinetum e il nuovo tentativo di coro per i bambini per sostenere la preghiera dell'assemblea.
  10. Un ricordo meritano anche i gruppi EVO che, pur non essendo rivolti a questa parrocchia soltanto, qui mostrano un frutto pieno di speranza. Essi fanno dell'incontro con Cristo il proprio centro.
  11. I gruppi di ascolto: non sarebbe male stabilirne alcuni anche in parrocchia a patto però che il vescovo Francesco ne condivida l'intima storia.
  12. La Comunità Educante: è una nuova e feconda realtà da incoraggiare. Potrà essere una benedizione dello Spirito nella misura in cui valorizzerà i "tre pani" della fede. Qualcuno interpreta la comunità educante come 1'insíeme dialogante di tutti gli educatori che conducono un ragazzo alla crescita umana e di fede. Qui per ora puntiamo maggiormente su catechisti, animatori e capi scout.
 

Attività pastorali: la carità

Questa comunità ha sviluppato il carisma della carità; ne sono testimonianza alcune strutture uniche in diocesi e l'impegno di molti volontari in questo ambito. È necessario ricordare alcuni punti.
  1. Impariamo da Cristo la carità: egli continuò ad avere beni, anche preziosi (una casa, un lavoro, una tunica, alcune persone che lo sostenevano coi beni, profumo, anche un sudario e un sepolcro nuovo). Tutto interpretò però nella categoria del dono, compreso il suo Spirito. Carità non è povertà ma dono continuo di ciò che continuamente riceviamo.
  2. Siamo convinti che Dio ha creato ogni cosa perché fosse per tutti e non solo a beneficio delle persone più capaci nell'amministrazione. Questa destinazione comune va riaffermata sottolineando il valore della condivisione ribadito in Atti nei versetti iniziali di questo testo.
  3. La carità non è delegabile: non c'è povero che non possa donare qualche cosa di sé all'altro. L'amore, se vero, non ammette che manchi qualcosa all'amato.
  4. Ciò detto la povertà è un problema della persona. Non è anzitutto fame o mancanza di danaro. È povertà di valori, di "cultura", di organizzazione, di decoro, di ordine, di bellezza, di vincoli famigliari e poi sociali. Riconosciamo però che non sempre si può stabilire un legame di rigida interdipendenza fra la povertà culturale e quella economica: riconosciamo per esempio gli esiti drammatici della mancanza di lavoro.
  5. Carità è invitare al banchetto della vita poveri, ciechi, storpi, e zoppi[36]: categorie che, ben comprese, esprimono mancanza di speranza, l'incapacità di sollevarsi, camminare e vedere il futuro. Il gruppo Mughetto in modo particolare ha questo compito.
  6. Detto questo il cristiano è sensibile alle "urgenze" che vede intorno a sé. Diversamente è falso l'amore per Dio[37]. In questo contesto va concepito in modo particolare il ruolo del gruppo Missionario e della Bottega Solidale.
  7. La carità è la manifestazione eminente della fratellanza che viene da Cristo.
Accanto al servizio ai poveri si rende urgente una riflessione sugli stili di vita. Non dobbiamo dimenticare quanta povertà nel mondo sta generando questo regime di economia che noi abbiamo creato.

Le diverse realtà

  1. Per prime è necessario elencare le molte persone che svolgono un servizio per la pulizia, l'ordine e il decoro dell'ambiente. È la forma di carità umile e mite che meglio fa crescere la ricchezza di chi vive in parrocchia.
  2. La parrocchia apprezza il lavoro della San Vincenzo e della Bottega Solidale. La più grande fatica sta nel capire chi abbia bisogno di questo sostegno e per quanto tempo. Uno sguardo di ammirazione va però alle moltissime persone che da anni prestano tempo ed energie per condurre a termine queste imprese quotidiana. Con la consegna dell'aiuto si esorti la crescita della persona.
  3. Tutti esprimiamo attenzione viva al gruppo Mughetto. Sarebbe auspicabile maggior attenzione per costoro. Con equilibrio però, perché quanto più la povertà appartiene a giovani o giovanissimi tanto più essa va risolta con un fecondo legame famigliare.
  4. I Centri don Vecchi sono dalla stragrande maggioranza della comunità ritenuti come una propria creatura. Anche l'attuale statuto valorizza questa prospettiva.
  5. II Germoglio è un'altra realtà viva che esprime la cura della comunità verso i piccoli e le loro famiglie. Oltre ad un servizio di carità questo centro Infanzia è evidentemente anche un'espressione dell'azione culturale verso tutti. Meriterebbe che la comunità lo rivivesse come propria casa e famiglia di famiglie.
 

Attività pastorali: aperti al territorio

Molteplici sono le iniziative che la comunità opera in questo territorio come segno di apertura, dialogo, testimonianza di fede e attenzione ad ogni uomo. Non solo: vi sono anche gruppi nei quali coesiste la presenza di cristiani e laici gli uni accanto agli altri nella ricerca del bene comune. Ci anima una convinzione: che la fede debba occuparsi di tutta la persona. Scegliere di dedicarsi ad un solo aspetto significherebbe infatti ridurre l'amore di Dio per l'uomo ad una sola parte e trattare l'essere umano come se non fosse un tutt'uno. Significativo in tal senso: - Il gruppo culturale si sforza di collaborare con ogni realtà presente nel territorio per la crescita e la promozione della persona umana in tutta la sua ampiezza. - La realtà del gruppo missioni che, ad imitazione dei Magi, valorizza la carità di ciascuno per Gesù nei piccoli; - Il lavoro del Centro Infanzia il Germoglio che si spende in egual misura per tutti;

Note sul metodo

Il "come" contribuisce non poco a dare sostanza ai contenuti. - La gioia: l'annuncio dell'incontro con il Cristo risorto non può che essere gioioso[38], senza superficialità: noi crediamo in un Gesù che risorto, porta i segni della croce. Dio tuttavia si mostra come Padre della gioia[39]; - La fiducia: dentro una comunità di fratelli in Cristo non c'è posto per sospetti o rivalità; - La correzione fraterna[40] e la riconciliazione: la fratellanza in Cristo chiama alla reciproca responsabilità gli uni nei confronti degli altri; - L'accoglienza dei lontani[41]: perché è il Signore che ogni giorno aggiunge alla comunità quelli che sono salvati. - Il lavoro[42] nella comunità e la cura per l'ordine: perché le strutture parrocchiali sono la casa di tutti e necessitano dell'attenzione e della cura di ciascuno; - La passione prima di tutto: l'incontro con il Cristo risorto non può che accendere la passione per l'uomo e per la Storia; e nella Storia, per il contesto civile ed ecclesiale che ci è affidato; - Il dinamismo vicariale: quale primo passo di una consapevolezza ecclesiale che vede nel Vescovo il ministero di unità in un territorio.

Alcuni strumenti

Gli strumenti non sono la salvezza. Ma la possono sostenere. In una vita comunitaria è necessario qualche strumento che per ora cominciamo a descrivere così: il programma stesso che aiuti ad orientare il lavoro di tutti nell'unità e a chiarire gli obiettivi; un calendario della vita parrocchiale che dia conto degli impegni comunitari e degli appuntamenti dei gruppi che si sentono impegnati nella parrocchia di Carpenedo; l'attenzione alla programmazione diocesana; gli ambienti interni ed esterni accoglienti, puliti, semplici, famigliari che diano già di per sé un sostegno nella crescita della persona. attenzione ai nuovi mezzi di comunicazione (sito, mail), pur conoscendone i limiti e prendendone umilmente atto: la fede si trasmette nel rapporto personale, la comunicazione via mail è comprensibile solo nel contesto di un amore stabile.

Conclusione

Un progetto non trasmette certo la salvezza ma nella misura in cui riesce a fotografare la realtà e ad indirizzarla a Cristo dà la consapevolezza, a chi lo fosse, di essere fuori strada. Questo progetto, qualora approvato diventa un orientamento per tutti i gruppi. Il consiglio pastorale curi di mantenerlo vivo adattandolo alla crescita e alle necessità della parrocchia. Dato in Carpenedo, ancora come bozza da discutere insieme, l'11 novembre 2013, San Martino.

don Gianni Antoniazzi