Appunti di p. Lino Tieppo su “La realtà umana dell’amore uomo-donna”
1. Per capire che cosa è l’amore tra uomo e donna, bisogna capire da che cosa nasce, come nasce e si. struttura, si determina la relazione amorosa.
2. La relazione amorosa tra uomo e donna nasce e si esprime all’inizio come un insieme di sentimenti verso l’altra persona: interesse, ammirazione, attrattiva, desiderio, speranza, gioia, talvolta anche ansia, paura. Questo insieme di sentimenti lo chiamiamo innamoramento che è il primo passo verso l’amore all’altra persona. L’innamoramento non è ancora amore: ne è la soglia, il primo passo.
3. Per capire come si passa dall’innamoramento all’amore è necessario comprendere come avviene l’innamoramento, attraverso quali meccanismi psicologici nasce e cresce, quali emozioni risveglia in noi, quali “zone” della nostra psicologia interessa.
Allora è necessario che diamo uno sguardo, sommario ma non superficiale, dentro di noi per vedere come siamo fatti o funzioniamo dal punto di vista psicologico.
4. Sostanzialmente siamo composti di tre “zone” o strati psicologici. Qui li distinguiamo per esigenze di chiarezza e semplicità. Ma non sono mai separati. Agiscono od. emergono in noi. incrociandosi, mescolandosi, lottando, alleandosi. In questo modo determiniamo i nostri atteggiamenti o i nostri comportamenti verso gli altri.
C’è in noi:
A. Una parte ISTINTUALE (come negli animali.) che si esprime nei bisogni fondamentali: mangiare, bere, dormire (istinto di conservazione di se), stare insieme, generare, riprodursi. (= conservazione della specie umana), fuggire il pericolo... Gli animali sono regolati, “programmati” dall’istinto.
Il bambino è pura ISTINTUALITA’: nei primi mesi di vita segue solo i suoi bisogni, bada solo a se stesso.
Questa parte ISTINTUALE ha una tendenza, una REGOLA: ottenere LA SODDISFAZIONE TUTTA E SUBITO, a qualunque costo, senza interessarsi degli altri o senza giudicare se tale soddisfazione è utile o no anche a se stesso.
B. Una seconda parte RAZIONALE che nasce e si forma pian piano, man mano che si fanno dello esperienze. Es. Il bambino che istintualmente mette la mano sulla fiamma di una candela perché è attratto da tutto ciò che brilla, si scotta, sente male, immagazzina questa esperienza di dolore e comincia a “giudicare” che non conviene prendere in mano la fiammella perché fa male, anche se gli piacerebbe tanto toccarla ancora. Qui nasce e cresce sempre di più la capacità RAZIONALE di giudicare se una cosa è utile o dannosa.
Anche questa parte razionale ha una tendenza, una REGOLA: ottenere la soddisfazione, ma NON SEMPRE, NON TUTTA, NON SUBITO, NON A QUALUNQUE COSTO come vorrebbe la parte istintuale. Questa parte razionale quindi guida, frena, padroneggia sempre più la parte istintuale.
Questa è tipica dalla persona umana: gli animali non ce l’hanno. Essi non ragionano, non giudicano: sono guidati dall’istinto.
C. C’è una terza parte: LE REGOLE SOCIALI, tutto ciò che ci viene insegnato prima dai genitori, poi. dagli altri educatori e che sono le regole della convivenza umana. Ci chiedono di comportarci in una certa maniera che corrisponde al costume, alla mentalità corrente, agli schemi sociali in voga, alla buona educazione, conforme comunque a delle regole accettate socialmente. Noi siamo spinti ad osservare questo regole per non incorrere nella “censura sociale”, cioè nella disapprovazione degli altri, che ci farebbe dispiacere, ci emarginerebbe.
Anche questa parte ha quindi come REGOLA quella di ottenere la soddisfazione senza incorrere nella condanna altrui.
Spesso l’ISTINTUALITA’ preme sulla RAZIONLLITA’ per ottenere la soddisfazione dell’istinto pulsionale con la regola del tutto o subito o a qualunque costo. Oppure la parte delle regole sociali, delle convenienze sociali tentano di. influenzare la razionalità (ciò che noi giudichiamo giusto) perché si adatti alla mentalità corrente, al costume, alla moda. C’è quindi un mescolarsi, opporsi, allearsi continuo di queste tre componenti della nortra psiche. Secondo che provale l’una o l’altra, avremo dei comportamenti istintuali, meno istintuali o più razionali, più “conformisti” e meno razionali....
5.
Inoltre in noi c’è una tendenza che tutti sperimentiamo o conosciamo: quella di
RIPETERE, RIFARE, ritrovare le esperienze positive, cioè lo
cose o persone che ci hanno dato soddisfazione, piacere;
e quella di
FUGGIRE, NON RIFARE, NON RITROVARE le esperienze negative, quelle
cose o persone cioè che ci hanno dato insoddisfazione o dispiacere. Ciò fino,
dalla nostra prima infanzia.
Nota: d’altra parte bisognerebbe essere dei masochisti (persone che vanno in cerca della propria sofferenza) per non agire così.
6. Scatta quindi in noi un meccanismo naturale, una tendenza istintuale a dividere, fin dall’infanzia, la realtà in due categorie:
A. Oggetti BUONI: quello persone o cose che ci danno soddisfazione, ci fanno piacere, che rispondono positivamente ai nostri bisogni, desideri, attese. In fondo che ci danno ciò che noi vogliamo o che si comportano come noi desideriamo.
B. Oggetti CATTIVI: persone o cose che ci hanno fatto dispiacere e che non si comportano come noi vogliamo, negandoci il piacere o la soddisfazione che noi ci. aspettiamo.
Esempio tipico è il bambino che dice cattiva alla mamma perché non gli dà sempre ciò che lui vuole, cioè che gli insegna a regolare, guidare, padroneggiare la sua istintualità.
7. L’INNAMORAMENTO E’ UN FENOMENO ISTINTUALE • Nessuno di noi ha programmato e deciso il giorno in cui ci siamo innamorati o la persona di. cui ci siamo innamorati!
Essendo un fenomeno ISTINTUALE segue la REGOLA della istintualità, cioè quella di ottenere la soddisfazione tutta e subito, ossia del “piacere immediato a tutti i costi”. Il nostro piacere si intende! In quel momento conta soprattutto la nostra soddisfazione, cioè la nostra felicità, gioia. Quella dell’altro è quasi inosservata.
8. Perché. allora ci innamoriamo di un’altra persona ?
Perché intuiamo, capiamo, speriamo che l’altra persona sarà per noi un “OGGETTO BUONO”. Ciò significa:
A. che ci darà tutte o la maggior parto delle SODDISFAZIONI che noi desideriamo; che sarà fonte del nostro piacere, della nostra felicità;
B. Che non ci darà le INSODDISFAZIONI, i dispiaceri che abbinino ricevuto nel passato, ma che noi non vogliamo più incontrare.
Intuiamo, speriamo cioè che l’atro sarà simile agli OGGETTI BUONI già incontrati; o sarà l’OPPOSTO degli OGGETTI CATTIVI che abbiamo già incontrati. Ciò nell’innamoramento avviene reciprocamente.
Nota:...Ecco perché spesso il nostro partner o assomiglia a molte caratteristiche dei nostri genitori, se i nostri genitori sono state persone soddisfacenti, piacevoli; oppure ha le caratteristiche esattamente opposte a quelle dei nostri genitori, se i nostri genitori sono stato persone sgradite, insoddisfacenti frustranti, oggetti “cattivi”.
9. Qui però si verifica un fenomeno inconscio in noi (=senza che ce ne accorgiamo! che sfugge alla nostra attenzione. Altri dall’esterno lo vedono subito!). E’ il fenomeno della “PERCEZIONE SOGGETTIVA E SELEZIONATRICE DELL’ALTRO”.
Cioè, quando abbiamo visto che l’atro può essere per noi l’OGGETTO BUONO, tendiamo a:
A. Sopravvalutare gli aspetti positivi dell’altro, che sono in fondo gli aspetti che ci fanno piacere, che corrispondono ai nostri bisogni, ai nostri desideri di Soddisfazione...quindi si intendono “positivi” per noi, cioè per me.
B. Sottovalutare alcuni aspetti negativi dell’altro, che sono poi quelli che ci darebbero dispiacere, che lo rivestirebbero, ai nostri occhi di un aspetto di “oggetto cattivo”.
Questi aspetti tendiamo a lasciarli in ombra, a non vederli, oppure a minimizzarli, dicendo magari “dopo il matrimonio cambierà o sarà tutto diverso!”
Si verifica cioè quel fenomeno che viene chiamato IDEALIZZAZIONE dell’altro. L’altro, nonostante qualche neo o qualche difetto, è bello, buono, bravo...tanto da darmi tutte le soddisfazioni fondamentali che io desidero: tanto cioè da farmi felice per sempre, proprio perché ora mi fa felice. Ciò avviene sempre inconsciamente o sempre reciprocamente: senza accorgersi che uno idealizza l’altro.
Ed è a questo stadio dell’innamoramento che ciascuno fa “una foto” psicologica dell’altro. Cioè lo “fissa” con un ragionamento che suona più o meno così: “Quello/a che sei adesso, come sei adesso devi esserlo per sempre!”. Questa “foto” la mettiamo bene in tasca, pronti a sbatterla in faccia all’altro come rimprovero in seguito quando l’altro non è, non si comporta come noi, desideriamo, come noi lo abbiamo conosciuto: “Non sei più quello di una volta.., non è più possibile vivere con te...eri così buono/a, ora sei diventato tutto diverso...un “orso”.
10. Quando siamo sicuri (o ci siamo illusi…e che ci siano delle illusioni in questo campo lo dimostrano i numerosi fallimenti di matrimoni!) che l’altro sarà per noi l’OGGETTO BUONO-FONTE DI SODDISFAZIONE gli “presentiamo” tutta una serie di nostre ATTESE, DESIDERI, COMANDAMENTI in maniera da “costringerlo” a comportarsi come noi desideriamo.
…e noi desideriamo che l’altro si comporti in modo da darci soddisfazione, piacere, gioia, felicità.
Nota: E’ chiaro che non glielo diciamo apertamente sarebbe troppo infantile, ma glielo facciamo capire coi nostri desideri, rimproveri, liti, dispetti, coi progetti che facciamo, con la raffigurazione della nostra vita futura insieme...
Nota: Importante: ciò avviene sempre inconsciamente (= senza che nella maggior parte dei casi ce ne rendiamo conto),
e avviene sempre reciprocamente = l’uno verso l’altro.
11. Nella fase dell’INNAMORAMENTO ( e finora abbiamo parlate di questo) si possono osservare alcuni aspetti da non trascurare. E’ necessario rendersene bene conto, saperli vedere se vogliamo passare dallo innamoramento all’ A M O R E:
A. Il CENTRO dell’attenzione (dei desideri) NON E’ L’ALTRO, ma sono io, cioè i miei bisogni di soddisfazione, di piacere, di felicità che l’altro deve realizzare per me, dove darmi...e...guai se non me li dà o me li darà! Ciò significa che sono “centrato” su me stesso che sull’altro.
Questo c’è in me a livello inconscio. Ma questo a ben vedere, è esattamente un atteggiamento molto simile a quello infantile (o, se volete, istintuale) che pensa soprattutto, se non esclusivamente a sé o per niente all’altro.
B. Vediamo, percepiamo, accettiamo l’altro in quanto FUNZIONALE a noi, stessi, ai nostri bisogni.
In altri termini, forse un po’ forti, c’è la tendenza a strumentalizzare l’altro, a renderlo strumento della nostra soddisfazione. E so non è di nostra soddisfazione siamo portati o a costringerlo oppure a lasciarlo, sbarazzarcene come il bambino si sbarazza del giocattolo che non lo interessa più.
Ciò che abbiamo descritto non è una deviazione, o una specie di piano diabolico che noi architettiamo con premeditazione. E’ un fenomeno ISTINTUALE. Quindi è naturale che l’innamoramento avvenga così. Si tratta di non fermarsi qui, di non restare schiavi dell’istintualità, di guidarla, frenarla, padroneggiarla per passare dall’innamoramento all’amore … altrimenti resteremmo sempre istintuali, cioè infantili!
12. COSA SIGNFICA PASSARE DALL’INNAMORAMENTO ALL’AMORE?
Partiamo dal linguaggio. Spesso alla persona che noi amiamo diciamo: “Ti voglio bene”; il che significa: VOGLIO IL TUO BENE oltre che il MIO BENE.
Quando noi riusciamo a dire questo con verità (non solo a parole, come frase fatta che bisogna dire perché questo è il linguaggio dagli innamorati) cominciamo ad uscire da noi stessi, a superare l’atteggiamento istintuale - infantile, e a cominciare ad amare in maniera adulta, matura.
Cosa significa questo ?
A. Non mettere in primo piano, al centro della mia attenzione solo i miei bisogni, i miei desideri, ma conoscere, ascoltare, capire , accogliere, cercare, accogliere, cercare di realizzare i desideri, e i bisogni dell’altro, anche quando ciò comporta la rinuncia o la revisione dai miei bisogni e desideri.
Qui divento capace di “uscire da me stesso” per incontrare un’altra persona, un TU, diverso da me.
Possibile difficoltà: E’ stato detto che l’innamoramento, avvenendo reciprocamente, ciascuno accetta l’altro in quanto fonte del proprio piacere o soddisfazione. Quindi ciascuno soddisfa i bisogni dell’altro e i desideri dell’altro. E’ vero. Ma qui noi parliamo della capacità di accogliere e realizzare i bisogni e desideri dell’altro anche quando essi non corrispondono ai miei, anche quando il capirli o realizzarli …costa sacrificio e rinuncia a certi miei bisogni e desideri. Questa rinuncia non avviene istintualmente, per istintualità (questa ha la regola della soddisfazione mia). Devo entrare in gioco la nostra parte RAZIONALITA’ CHE MODERA, GUIDA l’istintualità..
B. Cominciare a percepire, vedere l’altro come ALTRO, cioè diverso da me. L’altro non esiste esclusivamente per la mia felicità, ma anche per la sua felicità, anche per il suo bene. E non sempre la strada della felicità, cioè del bene dell’altro è la stessa strada che vorrebbero i miei bisogni, i miei desideri.
Con questo atteggiamento comincio ad uscire dalla tentazione inconscia di “strumentalizzare” l’altro, comincio a non vederlo più solo come FUNZIONALE a me, ma lo vedo, lo accetto come persona che ha una sua chiamata alla felicità, una sua strada al bene: chiamata e strada che non sempre possono coincidere con la strada dei miei bisogni o desideri.
C. Essere pronto a “FARE I FUNERALI DI CERTI MIEI BISOGNI O DESIDERI O ATTESE” che non corrispondono al BENE dell’atro. Cioè a rinunciare a quelle attese troppo alte per l’altro, quello che l’altro, pur con tutta la sua buona volontà non potrebbe mai soddisfare. Si tratta qui di quelle attese infantili che abbiamo messo in tasca insieme alla famosa “foto”: le attese cioè che l’altro sia sempre come l’abbiamo conosciuto: bello, buono, gentile, generoso, paziente, gioioso, soddisfacente, che non abbia difetti. Occorre quindi, affinché l’amore diventi maturo e adulto, saper accettare anche i difetti, i limiti dell’altro, cioè le parziali delusioni o non soddisfazioni che l’altro ci può dare, senza per questo cadere in tristezza, piagnistei o depressione, ricatti o rimproveri...e senza buttare via l’altro come si butta un giocattolo che non interessa o non soddisfa più.
E’ chiaro che ciò costa sofferenza: ogni “funerale” costa sofferenza … ma questa è l’unica strada per arrivare ad un amore adulto e maturo.
Quando due innamorati fanno questo l’uno verso l’altro allora costruiscono un amore forte, adulto, robusto, capace di resistere alle difficoltà anzi...vivendolo insieme in comunione di solidarietà e di affetto.